Gramigna Storie di gente di Sicilia di SANDRA V.GUDDO = ANTONIO LICATA

 

Dopo “Ciciri. Racconti di terra di Sicilia” Sandra Vita Guddo si cimenta in un’altra serie di racconti dal titolo emblematico “GRAMIGNA. STORIE DI GENTE DI SICILIA” che, in definitiva, può essere considerata la prosecuzione ideale e storico-temporale della prima raccolta. L’intento è il medesimo: raccontare non la grande storia, quella scritta dai vincitori ma la controstoria, costituita dalle piccole storie quotidiane dei vinti, che solitamente non si incontrano sui manuali scolastici: “Di quei siciliani” come direbbe Leonardo Sciascia “che parlano poco, che non si agitano, che si rodono dentro e soffrono”.

Si tratta di diciassette racconti che hanno come nucleo fondamentale fatti storici realmente accaduti e documentati sui quali Sandra Guddo, con innegabile capacità narrativa, innesta vicende che la sua creatività le suggerisce, dando vita a una narrazione piena di vivacità e colore anche grazie alla fluidità del suo narrare limpido, scorrevole, gradevolissimo. Un linguaggio vivace che attinge a piene mani dalla lingua siciliana la cui sonorità, versatilità e potenza espressiva quasi plastica rende il registro crudo e diretto ma che, a tratti, diventa lirico, oppure, cede il passo ad un’ironia tutta siciliana.

Una raccolta in cui l’autrice ripercorre tanti aspetti della società siciliana accendendo i fari su quelle vicende storiche che, nel bene o nel male, hanno segnato la vita della gente di Sicilia. In particolare, quei fatti drammatici che hanno portato all’organizzazione dei Fasci dei Lavoratori e alle rivolte per ottenere la distribuzione delle terre già promesse da Garibaldi con un proclama del 2 giugno 1860, restato lettera morta. Da questi fatti prende corpo il primo racconto che, attraverso un’accurata ricerca documentaria, ha portato alla luce aspetti della vita quotidiana dei siciliani, costretti a subire angherie e sopraffazioni di ogni genere. Come al povero Zu Cola a cui viene chiesto addirittura di tagliarsi la barba, consentita soltanto ai galantuomini, permettendo così alla gramigna di invadere ogni angolo del suo cuore senza lasciare spazio al perdono.

E via di seguito vengono narrate con vivacità altre storie che sembrano incredibili se non fossero realmente accadute! come in “OPERAI, FIGLI DEL VESPRO” in cui vengono riportati alcuni passi degli atti parlamentari che interessano quell’episodio storico che va ad intrecciarsi con una drammatica storia d’amore tra la bella Filomena e il suo spasimante: un romantico prefetto piemontese.

Con altrettanta efficacia, viene raccontato, attraverso gli occhi di una bambina sopravvissuta, in cui è possibile individuare la madre di Maria Costa, il terribile terremoto di Messina del 1908, in cui emerge l’anaffettività, per usare un eufemismo, dello stato italiano nei confronti dei messinesi.

Un filo rosso lega i racconti che abbracciano un arco temporale che va dai Fasci Siciliani fino alla Prima guerra mondiale, narrando la vicenda di un mulattiere siciliano, obbligato, pena l’accusa di tradimento, a consegnare nella base di Cengia Martini armi e vettovagliamento con i suoi muli che dimostrano maggiore dignità di uomini che, dall’alto del posto di comando, hanno mandato centinaia di uomini incontro a morte sicura. La narrazione si spinge oltre, fino allo sbarco degli Alleati in Sicilia del 10 luglio 1943 con episodi mai raccontai prima, che mettono in evidenza il triste intreccio mafia-stato ai suoi esordi nella vita politica italiana. Le prime vittime inconsapevoli saranno due giovani innamorati. L’Autrice si spinge fino alla rivolta del pane del 19 ottobre 1944 in cui Sandra riesce a descrivere con grande realismo, gli umori della folla affamata durante il tumulto di popolani che chiedevano “pane, lavoro e libertà”.

A questi racconti, Sandra Guddo intercala bozzetti di personaggi, scene popolari, storie di gente comune come in “I papuzzani”, “U muzzunaru”, “L’abbanniaturi”, “ U carritteri” che ci descrivono di antichi mestieri ma la Nostra dipinge e ritrae anche un affresco linguistico e ambientale come nei racconti “Non per piacere mio”,“ Sciatéra è matri o “ Sesso, zafferano e “ in cui viene rappresentato un insolito spaccato della vita a corte di “ Federico II di Svevia” alle prese con il raffreddore della sua amata, la Lex Augustalis per ovviare alla terribile tortura “ delle donne senza naso” e tanto altro ancora fino al tradimento di Pier Delle Vigne.

Un racconto che merita una riflessione a parte è certamente quello dedicato alla famiglia Florio e a Donna Franca, che, aldilà dei consueti panegirici di stampo sicilianista, descrive tra luci ed ombre la storia dei leoni di Sicilia.

Il libro si chiude con un bel racconto su Corleone che, nell’immaginario collettivo, è la città della mafia o nella migliore delle ipotesi dell’antimafia. Per la nostra scrittrice invece Corleone diventa emblema di pace e amore narrando dei matrimoni danesi nella magica cittadina siciliana. Ecco già qui si racchiude la “Sicilitudine” che mai abbandona anzi caratterizza “GRAMIGNA. STORIE DI GENTE DI SICILIA”.

                                                                                                ANTONIO LICATA

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