“Una ragazza degli anni 70”
di Mariceta Gandolfo.
A cura di Giovanna Sciacchitano
Con il volume “Una ragazza degli anni ’70 “, edito da Kimerik nella collana Kalendae, Mariceta Gandolfo, già scrittrice affermata, attraverso otto racconti autobiografici, dunque attraverso memorie private, ripropone ai lettori un periodo della sua vita ben preciso: gli anni ’70.
E lo fa intessendo nella narrazione elementi ed eventi che portano il lettore a rivivere atmosfere e situazioni che concorrono a creare il quadro culturale di quel tempo, sia dal punto di vista socio-economico che da quello storico-politico. Ancora una volta l’autrice manifesta quella coerenza tra pensiero e azione che da sempre la caratterizza e nel donarci una nuova pubblicazione, in realtà, ci dona un’altra bella opportunità di riflessione e la possibilità di dire che di strada se n’è fatta tanta, ma che ancora ce n’è da fare. Dai racconti, pertanto, si traggono anche importanti considerazioni sulla vita dei nostri giorni. La Gandolfo in quest’opera ha dunque scelto di raccontare, come lei stessa anticipa nell’introduzione alla raccolta, “episodi che potessero avere una valenza anche sociologica e politica per fermare un poco il ricordo di un’epoca che non c’è più”. Ma l’autrice scrive anche e soprattutto della sua amata terra, la Sicilia e ne coglie le profonde contraddizioni.
Gli otto racconti, scritti con un linguaggio semplice, realistico e a volte lirico ma sicuramente efficace, prendono spunto proprio dai ricordi dell’autrice e dalle sue esperienze. In essi vengono analizzate problematiche che, come ha detto Marzia Snaiderbaur, sono oggi ancora attuali ed esprimono la grande sensibilità della scrittrice, nel senso che Mariceta Gandolfo ha sempre avuto e ha una grande capacità di ascolto e di attenzione nei confronti dell’universo femminile. Sono proprio gli anni ’70 a dare una svolta ad alcune tematiche che riguardano in particolare le donne, come il divorzio che venne legalizzato nel 1970 e “le norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” legalizzate nel 1978. Da alcuni racconti infatti si comprende bene come l’autrice sensibilizzata a queste problematiche e non solo si sia impegnata nella lotta a favore delle donne e della società tutta.
Alcuni racconti sono infatti a sfondo sociale, come quello intitolato ”La continua lotta” e “L’amica proletaria”, che testimoniano la presenza politica dell’autrice in quegli anni. In questo volume c’è memoria dei drammatici “anni di piombo”, con le stragi e le uccisioni di esponenti politici che difendevano la cultura della legalità. Le storie si dipanano nella raccolta sull’onda del ricordo e spesso hanno una carica emotiva che commuove, come nel racconto “Il bambino che amava le bambole” e che ci fa rivivere la solitudine e il dramma dei bimbi in attesa di adozione. Vari i temi che ricorrono nella raccolta, ma tutti uniti da un filo invisibile che è la solidarietà verso chi affronta disagi e sofferenza. Non mancano, tuttavia, pagine di allegra spensieratezza legate all’infanzia dell’autrice e pagine dove la Gandolfo racconta gli anni dell’adolescenza vissuti in una Roma cosmopolita e al tempo stesso popolare, scrive la Gandolfo : “Il cosmopolitismo che si respira a Roma è quello delle grandi capitali mondiali, ma contemporaneamente la città conserva in certi quartieri un’atmosfera di provincia che ti fa sentire a tuo agio, come se respirassi ancora l’aria del tuo paese…” .
Una ragazza degli anni ’70 è un delizioso affresco del costume di un’epoca che pur nella sua complessità ha dimostrato coraggio e voglia di cambiamento, in nome di una libertà espressione di una democrazia che ancora oggi inseguiamo.
Giovanna Sciacchitano.
Gennaio 2021