MIC E MAC E LA RESILIENZA DI M. R. PREVITI a cura di SANDRA GUDDO

Mic Mac e la resilienza di M.R. Previti

A CURA DI SANDRA V. GUDDO

MIC e MAC e LA RESILIENZA

DI M. R.PREVITI

A cura di SANDRA VITA GUDDO

Ho accettato molto volentieri di presentare il nuovo lavoro di Maria Rosa Previti, ma ritengo che il libro possa presentarsi da solo: basterebbe leggere la parte “dedicata a” per comprendere immediatamente che dentro questo volumetto c’è dentro una donna con la sua sensibilità, con la sua intelligenza emotiva, con il suo acume psicologico, con la sua generosità, con la sua sagacia, insomma con la sua umanità.

Umanità che traspare in tutto il libro a cominciare dal titolo che ci regala subito un sorriso “Mic e Mac e la resilienza”. All’inizio sembrano due personaggi tratti dai cartoni animati o dai giornalini di Topolino (di cui peraltro la nostra autrice è stata avida lettrice), personaggi che però devono fare i conti con la resilienza. Mic è il microcosmo che si infiltra nel macrocosmo in modo violento ed invasivo, facendo saltare tutte le regole delle star bene fisicamente.

 A questo punto è facile intuire che è necessario predisporre tutte le difese necessarie per impedire che Mic si diffonda e vinca la sua battaglia distruttiva su Mac, opponendo la resilienza, termine molto efficace preso in prestito dal linguaggio tecnico. E Maria Rosa non soltanto sa essere molto combattiva ma riesce addirittura a capovolgere e operare una vera rivoluzione copernicana.

 Avere una disabilità può diventare una risorsa, una molla che spinge a trovare nuovi percorsi per essere felice, tanto che Ella infine afferma di non essere mai stata così felice prima della disabilità o perlomeno di non esserne mai stata così consapevole. La nostra Autrice trova conforto e gioia nella pittura riuscendo ad esporre le sue opere che riscuoteranno grande successo, nella scrittura di racconti brevi e lunghi ma soprattutto quando inizia la sua collaborazione di redattore disabile per un giornale che vuole divulgare i problemi legati alla disabilità in diversi ambiti a partire dalle scuole per l’integrazione dei cosiddetti alunni H. Probabilmente da questa esperienza nasce la sua passione per la Medicina Narrativa.

 Un nuovo genere letterario? Forse.

Quello che conta è che questo libro che parla del suo male in modo naturale, senza retorica né demonizzazioni di sorta, diventa uno strumento per condividere la sua esperienza con le altre donne che hanno subito la mutilazione della mammella. Per una donna non è facile accettare tale privazione che caratterizza la femminilità innescando strascichi psicologici deflagranti. Tale privazione avrà impatto sui rapporti con l’uomo che ama? Sarà accettata da quest’ultimo senza dare vita a comportamenti rovinosi nella vita di coppia?

Tutte domande che ogni donna, al suo stesso posto, si rivolgerebbe. Ecco che viene fuori la positività di questo libro che può essere di conforto ad altre donne che hanno subìto la medesima deprivazione. L’Amore può superare tutto e diventare la chiave per creare intorno un’atmosfera di accoglienza!

A questo danneggiamento fisico ne seguiranno altri che procureranno alla nostra Autrice diversi interventi chirurgici, alcuni d’urgenza, con sofferenze e dolori atroci, con danni fisici irreversibili come la perdita di movimento di un intero arto. In qualche caso è stato necessario affidarsi a enti sanitari del nord con medici specialisti mai conosciuti prima che la tratteranno come un oggetto non come una persona e che si rivolgeranno a lei con distacco utilizzando il linguaggio burocratese. Tra l’altro le consiglieranno una cura fortissima a base di betatrone che le procurerà danni irreversibili come la immobilità del braccio sinistro.

Ella è lontana dalla rassicurante figura del medico di Palermo che conosce bene il suo caso e ha instaurato con lei un rapporto umano dove è doveroso offrire al paziente non soltanto la propria scienza ma anche la propria coscienza, nel senso di offrire al momento opportuno parole di conforto, di incoraggiamento e di accoglienza.

Tale atteggiamento va consigliato a quanti stanno vicino al malato, alla famiglia innanzitutto. Maria Rosa Previti è circondata dall’amore dei suoi familiari: il marito e le sue due figlie che ha allevato con cura, senza delega ad altri, il nipotino e il marito che non le sopravvive per un male fulminate. Ma bisogna andare avanti comunque perché la vita è un dono insostituibile, perché quello che è accaduto forse era scritto nel destino a cui non è possibile ribellarsi e tutto infine può diventare occasione di felicità facendo appello alla resilienza per vivere a pieno le opportunità che la vita costantemente ci dona.

A tal proposito, vorrei soffermarmi sulla copertina, dipinta dalla figlia Ada: la maglia rosa nera del Palermo, sciorinata ad asciugare. Ecco che viene fuori la donna del sud che ha radici profonde nella sua terra ma non nutre pregiudizi di sorta verso gli altri.

In qualità di critico letterario, vorrei fare qualche annotazione sullo stile narrativo della nostra autrice. La narrazione procede in modo lineare esponendo in modo pacato gli avvenimenti in linea temporale secondo un prima e un dopo. Il linguaggio chiaro, semplice e corretto rivela una profonda conoscenza delle problematiche affrontate (il che sarebbe ovvio) ma rivela l’uso di una terminologia tecnica e medico-scientifica, il che costituisce sicuramente un valore aggiunto. Anche il carattere cambia e talvolta passa al corsivo come a spezzare la narrazione della propria malattia per inserire angoli di vita familiare ed intima come il rapporto con il nipotino con cui ama giocare all’astronave o quando ci parla degli anni di insegnamento vissuti con gioia o l’incontro con l’uomo che poi diventerà il compagno della sua vita.

Sandra V. Guddo

14 novembre 2019

 

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