COME TELA DI PENELOPE
di PALMA CIVELLO
A cura di SANDRA V. GUDDO
ottobre 2019
Una curiosa coincidenza ha reso la lettura della nuova silloge poetica di Palma Civello “Come tela di Penelope” estremamente interessante. Esattamente mezzo secolo fa, l’uomo metteva piede sulla luna, sfatando così la magia di un astro che mostrava a tutti il suo vero volto. E se dal punto di vista del progresso scientifico ciò ha rappresentato un grande passo in avanti per tutta l’umanità, dal punto di vista letterario la conquista della luna ha rappresentato una grave perdita.
Di colpo la luna dei poeti, la luna di Giacomo Leopardi che si rivolgeva a lei appellandola come “o graziosa luna” e ancora “o mia diletta luna”, veniva sostituita con la visione meccanica della natura del futurismo e di Marinetti. Profanata e calpestata dagli scarponi degli astronauti americani, cadeva la visione romantica della luna a cui molti poeti si rivolgevano dedicandole liriche e canti.
Selene viene mostrata come essa è veramente: un pianeta che non brilla di luce propria, un pianeta dal suolo arido e roccioso con cupe voragini e aridi crateri. Ecco che grazie a Palma Civello la luna ritorna ad essere la luna dei poeti e delle persone che ancora affidano a lei sogni e speranze intrecciando un dialogo che apre le porte alla speranza, che apre le vie del cuore, che rasserena e consola, che illumina e rischiara il cielo oscuro. Che diventa amica e confidente.
Da tempo non incontravo una poesia dedicata alla luna che si rivolgesse a lei in modo così accorato e riverente come ha fatto Palma per cui leggere “ANCORA LA LUNA” diventa indispensabile, quasi doveroso. Diventa la chiave di lettura che ho privilegiato per comprendere tutte le sfaccettature di questa silloge, sorprendente come il titolo davvero emblematico che narra la storia di una donna, come tante, che nutre progetti e speranze che sembra non debbano mai arrivare alla giusta conclusione.
Ma non è soltanto la luna a offrirle conforto, c’è la Poesia che “conforto, è compagna amabile d’un tempo” è sfogo, è terapia contro il dolore come lo è la Follia, ma attenzione stiamo parlando della saggia follia. Essa si rivela un’arma potente contro le infamie, le ipocrisie, il dolore, il male oscurante e ci permette di andare oltre per ritrovare il vero.
Consentitemi la citazione su Erasmo da Rotterdam (L’elogio della follia) che già aveva sostenuto il valore della follia che appartiene in primo luogo ai vecchi e ai bambini; a questi ultimi perché non conoscono la vita e i suoi inganni, agli altri perché al contrario la conoscono fino in fondo. A loro è dato il dono della Saggia Follia. Da ciò nasce anche la voglia di scompaginare il tempo perché il tempo non ha colori ma si veste e si camuffa così all’improvviso. E come tela di Penelope si allunga e si accorcia, nell’attesa dei giorni felici che forse non arriveranno più o forse sì! Arriveranno ancora se ci credi, se preghi, se riesci ancora a sognare. E sarà possibile raccontare con un “Diverso parlare” utilizzando a volte il linguaggio delle nuvole o del vento o della pioggia. Ma di certo il linguaggio che a Palma Civello è più congeniale è il linguaggio poetico che ha saputo ancora una volta utilizzare in questa ricca silloge.
La trama che sorregge la tela di Penelope, il filo rosso che attraversa la nuova silloge poetica di Palma Civello è l’inquietudine ma anche tutti i sentimenti che sono l’esatto opposto come l’aspirazione alla serenità, alla gioia e alla felicità. Non tutto è perduto ma tutto è ancora possibile, perché “il tempo dell’Amore non è mai stanco” e può avere in serbo “strade nuove” per guidarci “dove conviene andare”.
SANDRA V. GUDDO