IL COMANDANTE E MIO PADRE di PAOLA RUBINO

 

IL COMANDANTE E MIO PADRE

di PAOLA RUBINO

 

recens. Sandra Guddo

 

Ho sempre pensato che la storia non sia qualcosa che si studia sui libri e non ci appartenga. Parafrasando il titolo di una nota trasmissione televisiva di qualche anno fa, ho sempre avuto la convinzione che la storia siamo noi! Siamo noi gli attori principali o secondari o addirittura le comparse della scena dove possiamo avere un ruolo determinante o secondario ma comunque e sempre dentro i fatti che determinano la Storia.

Il libro di Paola Rubino lo conferma in pieno: la storia della seconda  guerra mondiale in Libia nel campo di aviazione militare a Tripoli, è una storia fatta di uomini che si trovano a combattere, nell’ ambiente estremamente ostile del deserto con temperature torride di giorno e forti escursioni termiche durante la notte, una guerra che non condividono, che non capiscono in quanto sfuggono le ragioni di un conflitto tanto aspro e violento. Il comandante e mio padre sono uomini di pace, sono uomini legati profondamente alla famiglia e alle loro radici.

Ma chi sono “Il comandante e mio padre” titolo di questo libro?

Procediamo con ordine: Paola Rubino, Autrice del libro, ha voluto raccontare le vicende del padre, il luogotenente Luigi Rubino e del suo comandate Gino Sbrana, ingegnere aeronautico, incaricato di costruire un campo di aviazione a Tripoli, dove Luigi era stato mandato a combattere, a fianco dei tedeschi, contro gli alleati.

Il paradosso di questo volumetto, come si potrebbe pensare anche guardando la copertina, opera di Francesco Rubino, nipote di Luigi, il paradosso dicevo, è che non si tratta di un libro di guerra; al contrario è un libro che parla di amicizia. Tanto che, nella prefazione Paola Rubino cita una frase di Cicerone, tratta proprio dal trattato “DE AMICITIA” .

Il libro è corredato da molte fotografie che sono raccolte alla fine della narrazione come in un vero e proprio album fotografico; l’appendice è costituita da alcune lettere autografe del comandante Sbrana, citate nel testo.

Un’amicizia, nata durante la seconda guerra mondiale ( agosto 1943) e proseguita nel tempo, come testimonia il carteggio di lettere tra i due amici che va dal 1948 al 1964. Una corrispondenza affettuosa e sincera dove i due si scambiano notizie anche sui propri familiari, la nascita dei figli, i matrimoni e poi la nascita dei nipotini, ma anche notizie dolorose come la scomparsa di affetti fondamentali. Oltre alle lettere c’è anche uno scambio di doni. Luigi invia a Milano, dove vive l’ingegnere Sbrana, regolarmente pacchi pieni di prodotti tipici siciliani: formaggi, olive, dolci, cassette piene di arance e limoni. Il comandante ricambia inviando per Natale il Panettone e a Pasqua la Colomba.

Utilizzando i racconti del padre e le lettere intercorse tra i due, Paola decide di raccontare la storia non tanto del padre impegnato in una guerra durissima dove, come direbbe T. Hobbes “ homo lupus est homini” ma la storia di un’amicizia vera e profonda. In tal modo la narrazione della guerra e della prigionia dopo il ’43 del luogotenente Rubino passano in secondo piano e acquistano risalto, il rientro a Leonforte, il difficile periodo di riadattamento alla vita normale, quando è difficile dimenticare gli orrori della guerra, e infine l’incontro in chiesa in un’atmosfera surreale, con la bella e dolce Sarina. Accanto a lei sarà più facile dimenticare gli orrori patiti, riconciliarsi con il proprio passato e ricominciare una nuova vita che gli restituirà il sorriso e la voglia di vivere. Dal matrimonio con Sarina nasceranno quattro figli: tre maschi e Paola, la nostra autrice.

E sarà proprio lei a sentire l’esigenza di scrivere questo libro per lasciare ai figli e ai posteri la memoria di certi accadimenti che è bene ricordare per potere imparare dagli errori e migliorare la nostra esistenza.

“Il Comandante e mio padre” è un libro che parla di quei valori altissimi che ci rendono uomini e non bestie: l’amore per la patria, per la famiglia, il rispetto per gli altri, la solidarietà e l’amicizia, parola che non resta qualcosa di effimero ma si riempie di contenuti, di gesta ed episodi che l’Autrice racconta con sobrietà, senza inutile retorica

L’amicizia tra questi due uomini ha gettato il suo seme ed ha contagiato anche i loro figli e nipoti come la più bella delle eredità immateriali che è stata lasciata a chi saprà raccoglierla. Ciò a testimonianza che l’amicizia, quando è sincera, può vincere anche la prova più dura cioè quella di resistere al tempo.

Il romanzo però è anche un atto di accusa verso chi manda i soldati in una guerra che non potranno mai vincere, per l’inadeguatezza degli armamenti, la scarsità del cibo, degli approvvigionamenti e del vestiario, scarpe comprese.

SANDRA V. GUDDO

marzo 2019

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