Schegge al tramonto di Cinzia Romano La Duca== rec. Sandra V. Guddo

Cinzia Romano La Duca

Schegge al Tramonto Ed Del Riccio

a cura Sandra V. Guddo

L’energia creativa di Cinzia Romano La Duca sembra non avere confini: sa spaziare con eguale maestria dalla musica alla pittura e adesso anche alla poesia. La lirica, da sempre, le risulta particolarmente familiare poiché è lei stessa a scrivere testo e musica delle sue canzoni che canta accompagnandosi con la chitarra o al pianoforte. Ella ha sempre mantenuto un fitto dialogo con la Bellezza che sa creare intorno a sé, sia che canti o che dipinga o che scriva poesie. /Un’artista dal genio poliedrico che ha saputo costruire, nel corso degli anni, un vero baluardo contro l’avanzare di una società che sembra affogare nella volgarità, nella violenza, nella dequalificazione dei sentimenti e dei valori. Valori che Cinzia Romano interpreta e porta avanti impegnandosi in prima persona nella difesa della dignità della donna e contro la violenza di cui troppo spesso è stata fatta oggetto.

E adesso, con questa silloge “Schegge al tramonto “, Cinzia Romano ci racconta sé stessa con le sue fragilità e le sue paure, con la consapevolezza e la dignità di donna, impegnata in un processo di valorizzazione del proprio Io e nella difesa orgogliosa della propria libertà e delle conquiste acquisite: “La mia libertà”, ella scrive è come, “albero dalla folta chioma /e profonde radici di quercia/ ogni ramo un’avventura/ ogni foglia una sorpresa”.

Versi che la ritraggono così come Ella è realmente e come si presenta agli occhi degli altri: generosa come una folta chioma, robusta e profonda come le radici di quercia, aperta alla vita e alle sorprese che sa offrire a chi è in grado di coglierle nell’attimo fuggente. Il tempo acquista per l’autrice, come direbbe Henry Bergson, il valore della “durata” cioè di quel tempo psicologico inteso come successione continua ed ininterrotta in cui il passato permane nel presente e si collega al futuro creando continuamente il nuovo in una sorta di misterioso e affascinante cammino.  Il tempo è quell’ inarrestabile flusso vitale con cui Cinzia Romano mostra di avere confidenza, diventando così il suo migliore alleato: Ella affronta il presente, caratterizzato recentemente da un male oscuro, appigliandosi ai ricordi più belli e guardando con fiducia al futuro.

La silloge è composta da quattro sezioni: Emozioni in libertà, Frammenti riflessi, Schegge al tramonto e Amicizia, quest’ultima composta tra il 2016 e il 2017. Ognuna di esse corrisponde ad un periodo della sua vita e racconta il percorso della sua anima che si nutre dei sentimenti più puri e più belli come l’amore e l’amicizia.

In “Emozioni in libertà” troviamo le liriche che raccontano in modo spontaneo ed autentico il rapporto sublime che ha intrecciato con il compagno della sua vita, descrivendo la passione e nello stesso tempo la purezza che caratterizza il loro stare insieme, come nella poesia “Amo”. L’amore per il suo uomo attraversa tutte le gradazioni e le sfumature di un sentimento profondo che regala, a chi ha il privilegio di viverlo, momenti intensi di attesa e trepidazione, di conforto e sostegno, di esaltazione dei sensi e puro godimento che nascono dall’atto di donarsi totalmente all’altro. Un amore così intenso da suscitare stupore, lasciando storditi e in uno stato di beatitudine nel quale però si affaccia il timore che il tempo e la noia possano incrinarlo. Paure che vengono superate dalla certezza che l’amore può resistere anche alla prova del tempo perché l’amore è tutto; è la forza che fa “Muover il cielo e le altre stelle” per dirla con Dante.

Ma accanto a tali momenti di estasi, esistono periodi della vita caratterizzati dalla sofferenza e dalla fragilità, dalla solitudine e dall’inquietudine del sentirsi soli ad affrontare le difficoltà che la vita inevitabilmente ci pone. E l’autrice, con quella semplicità e con quel candore che le appartengono, riesce sempre a non cedere alla autocommiserazione ma a sollevarsi dal baratro del dolore ed intravedere la luce che la porterà fuori dall’abisso in cui è precipitata. Mi riferisco alla poesia “Sospesaavverto la mia solitudine / il mio affanno, e nella bellissima lirica “Cerco “che va letta ed assaporata per intero.

E, in tal senso, sembra pronunciato proprio per lei il discorso di papa Bergoglio sulla felicità “Ricorda che essere felici non è avere un cielo senza tempesta, una strada senza incidenti, un lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni. Essere felici significa trovare la forza nel perdono, la speranza nelle battaglie, la sicurezza nella fase della paura, l’amore nella discordia. Non è solo godersi il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza. Non è solo celebrare il successo ma imparare dai fallimenti. Non è solo sentirsi felice con gli applausi ma essere felici nell’anonimato … Essere felici è smettere di sentirsi una vittima e diventare autore del proprio destino … è essere in grado di trovare un’oasi nel profondo dell’anima”.

E quest’oasi Cinzia Romano la trova nel profondo dell’anima che attraverso il linguaggio dei sentimenti, scevro di parole artificiose e roboanti, la porterà ad essere l’artefice del suo destino di artista autentica che non aspira al successo ma alla quiete del suo cuore. Anche nei momenti più bui della sua vita, l’Autrice sa recuperare l’energia creativa che la sostiene e sa guardare al mondo con occhi nuovi per godere di tutta bellezza della natura che ella sa cogliere come poetessa e come pittrice con le sue tele sempre piene di luce. A tal proposito voglio citare la poesia “Oggi” La vita scorre tra note musicali/ versi improvvisati/ tele colorate/ e la voglia di amarti. Ed anche “Soli” Immersi nella natura / non respiriamo aria/ ma la Bellezza / di una creazione misteriosa.

La stessa copertina del libro, ideata e dipinta da Cinzia Romano, è già un manifesto della sua versatilità che riesce ad esprimere la bellezza che la circonda con gioia, con luce riflessa ed echi sonori di quella dolcissima musica che proviene dall’universo di cui l’autrice, come in un abbraccio panico, si sente parte integrante. Leggere le poesie di Cinzia è stato come ascoltare una delicata ed armoniosa rapsodia le cui note si dispiegano con ritmo cadenzato, una dopo l’altra, suscitando in chi ascolta emozioni e vibrazioni.

La sua lirica, a tratti, ricorda proprio per la sua freschezza e immediatezza, il verseggiare di Aldo Palazzeschi ( 1885 – 1974) che in alcune sue poesie, come in “Rio Bo”, utilizza il linguaggio pittorico. In tal senso mi sembra che tra i due poeti, pur con le dovute differenze, corra una certa affinità. Convinzione che si rafforza allorché mi vengono in mente alcuni versi della lirica di Cinzia Romano “ La mia stella “ e altri, già celebri, del poeta fiorentino “ Chi sono” in cui egli, alla fine, si definisce un saltimbanco della vita, nel senso più alto del termine, di un uomo che si destreggia tra musica, pittura e scrittura ma che non è né poeta, né pittore, né musico ma  un uomo sempre attento a cogliere e descrivere, con tutti i linguaggi dell’arte, la Bellezza del Creato e della vita che essa regala a tutti noi; non tutti però sono capaci di apprezzarla e goderla, travolti ed oscurati dal ritmo frenetico di un’esistenza disumanizzata.

La silloge si chiude con la sezione dedicata all’amicizia. Saggezza e buon senso governano i suoi versi quando si rivolge alle sue amiche per le quali mostra sempre grande rispetto e ammirazione. Con orgoglio posso affermare che tra costoro ci sono anch’io!

E non è per nulla scontato il mio ringraziamento per il suo affettuoso afflato ma soprattutto per averci regalato i suoi meravigliosi versi.

SANDRA V. GUDDO

25  OTTOBRE 2018

 

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