SALVATOTE TOCCO
SOLITUDINI
Racconti dell’assurdo e dell’inquietudine
Ed. Simposium
A cura di SANDRA V. GUDDO
Un’architettura apparentemente semplice, che mi provocato un senso di angoscia a causa del tetro pessimismo dell’autore, sorregge i racconti di Salvatore Tocco.
In esso le categorie del reale e del possibile si incontrano, si scontrano e infine si conciliano dando vita ai racconti delle “Solitudini” il cui sottotitolo molto indicativo è: racconti dell’assurdo e dell’inquietudine. Ed è in quest’ottica che la narrativa dello scrittore siciliano si avvicina alla poetica dell’assurdo di Giorgio Barberi Squarotti che immagina un Ulisse che viaggia su un jet per far ritorno ad Itaca. Ma già prima di lui Guido Gozzano ci racconta di un Ulisse che fa ritorno ad Itaca, dopo il suo lungo peregrinare, a bordo di uno yacht. Si assiste dunque ad una demolizione dei miti passati alla storia come eroi di straordinario valore. Una vera e propria operazione culturale di “ demitizzazione” . Nella la stessa ottica va letto il racconto “ Alessandro Magno “ dove viene presentato un Alessandro Magno fuori dal mito: non più l’eroico guerriero, re della Macedonia, che sconfigge il potente re persiano Dario III espandendo il suo regno fino al fiume Indo. Salvatore Tocco ce lo presenta come una persona debole che non riesce ad avere un dialogo alla pari con il padre. La comunicazione tra padre e figlio sembra impossibile e non è mai paritetica: da bambino Alessandro parlava con il padre guardando dal basso verso l’alto e adesso che il padre Filippo è vecchio e ingobbito lo gaurda dall’alto verso il basso e mai guardandosi negli occhi. Inoltre, a conferma dell’assurdità della situazione, l’autore inserisce un elemento che non poteva esistere in medio Oriente nel IV secolo a.c. e cioè un ferro da stiro che, cadendo, ha bucato una mattonella rossa.
Anche il titolo del racconto i” Il Dottor F. (il riferimento a Sigmund Freud è lapalissiano) “mi riporta ad un altro grande scrittore : Italo Svevo che nel suo capolavoro” La Coscienza di Zeno” inizia a presentarci il Dottor S, il suo psicoanalista che si preoccuperà di guarire, invano, il senso di inettitudine del suo cliente. Si arriverà all’amara conclusione che siamo tutti quanti ammalati cronici e non via di salvezza per alcuno!
Alla fine tutti, medici e pazienti, verranno coinvolti in un processo di spersonalizzazione rappresentato simbolicamente da un grande centro commerciale che annulla le peculiarità degli individui rendendoli omologati in una società globalizzata dove vige la regola del consumismo acritico che ci trascinerà in un’esistenza anonima e banale caratterizzata da falsi valori tra cui appunto come ha scritto Z. Bauman nei suoi studi, a predominare sarà la Bulimia del Consumismo.
Una narrazione lontana dalla grande tradizione siciliana della lezione del Verismo e del relativismo gnoseologico di Luigi Pirandello, con cui pure ho trovato qualche affinità, che esplode nel dramma “Così è se vi pare” dove pare impossibile giungere ad una verità condivisa che condurrà inevitabilmente alla solitudine o alle solitudini.
Una narrazione che pare centrata sul concetto di inclusione ed esclusione e dove il confine, che sia rappresentato dalle alte mura di Gerico o dalla porta del Dottor F., diviene simbolo di solitudini, dell’assurdo e dell’inquietudine. Resta però da chiarire se l’emarginazione sia un processo di cui siamo le vittime innocenti o se, in qualche modo, l’uomo è corresponsabile dell esclusione come dell’inclusione. Un’atmosfera degna di Kafka sembra aleggiare sui 28 racconti e ripropone in chiave moderna il tema Kieerkiegadiano dell’angoscia come tensione verso una meta mai raggiungibile. Si Tratta dell’angoscia dell’uomo contemporaneo immerso in una esistenza di cui non trova spiegazioni accettabili, se non per quel senso cupo di inadeguatezza rispetto al mondo reale che è fuori di sé e da cui si sente inesorabilmente escluso. Ma mentre Soren Kierkegaard alla fine della sua ricerca filosofica sembra trovare pace nella convinzione che alla fine del nostro percorso terreno c’è un Dio buono e misericordioso che aspetta i suoi figli a braccia aperte nel Regno dei cieli, per il nostro Autore Dio non è più nei cieli. Egli non è più il Padre che ci ama e ci perdona, ma è sceso in mezzo a noi , Dio è tra di noi e si è confuso tra la gente come un’ombra spaurita e fuggente. Neanche la fede potrà più salvarci!
L’intera umanità sembra perduta, un re crudele ha divorato il cuore degli uomini. Simbolicamente ciò non può che metterci difronte alla crudele constatazione che non c’è più bontà su questa terra: soltanto inquietudine e solitudine. Ciò mi fa tornare alla mente il libro di Valentina Cucuzzella, in arte Vera Basnia che ha presentato ad Unipop Università popolare di Palermo i suoi “ Racconti psicofantasiosi “ dove immagine che una donna crudele rubi tutto l’amore che esiste sulla terra: l’amore degli amanti, degli innamorati per rinchiuderlo in vasetti di vetro a chiusura ermetica. Viviamo dunque in un mondo dove non c’è più amore né speranza? Secondo Vittorino Andreoli, la nostra società si sta avviando verso una civiltà basata sull’odio razziale e il disconoscimento dell’altro percepito come nemico da combattere e abbattere.
Alla fine del libro, godibile per molti aspetti, si può provare un forte sentimento di angoscia che genera malessere . Salvatore Tocco riesce infatti, con i suoi raccont,i a rappresentare in chiave moderna l’assurdo di un’esistenza di chi non si accetta e talvolta si annulla nell’inquietudine di cui non conosce le ragioni.
22 febbraio 2018
Presentazione “ Solitudini “ di Salvatore Tocco