Le geôlier di Sandra Guddo = rec. Antonio Licata

 

 

LE GEÔLIER

SANDRA GUDDO

edizione Vertigo

 

a cura di Antonio Licata

 

Un’architettura complessa che sa coniugare la categoria del “realmente accaduto“ con quella del ”possibile“ sta alla base della fitta trama del nuovo romanzo di Sandra Guddo che, ad una prima frettolosa analisi, si presenta come il classico giallo da leggere in estate sotto l’ombrellone da spiaggia ma che, dopo una più attenta lettura, si rivela molto altro e molto di più.

Viene raccontata infatti, in modo avvincente, la più recente storia dell’Italia, da nord a sud, della quale l’autrice ha saputo mettere in evidenza luci ed ombre narrandoci fatti temporalmente a noi molto vicini quali la recente e non superata crisi economica che ha travolto anche parte dell’Europa e dalla quale si stenta con affanno ad uscire: una crisi economica che, a ben guardare, ha origine nella ben più acuta crisi di valori che caratterizza tristemente i tempi in cui siamo costretti a vivere.

Lo testimonia il protagonista del romanzo: Cesare Molinari, un ricco e spregiudicato imprenditore del Veneto alle prese con le ristrettezze finanziarie che rischiano di travolgere l’impresa di famiglia. Un personaggio che rappresenta la sofferta condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo che ha smarrito ogni punto di riferimento valoriale e si accontenta di piaceri effimeri che gli lasciano l’amaro in bocca ed un grande vuoto dentro tanto che a volte ha la sensazione di  “ … un silenzio opprimente mi accoglie e mi avvolge come un enorme foglio di carta bianca sulla quale non ha nulla da scrivere “. ( pag. 47 )

Un vuoto che non riesce a riempire mentre le imprese goliardiche di un tempo, insieme al suo scellerato compagno di avventure Ennio, sembrano tramontate per sempre senza che altro venga a riempire il vuoto che lo dilania insieme al rimorso per un atto infame compiuto ai danni della giovanissima Camilla per la quale nutre una sorta di passione – ossessione da cui non riesce a liberarsi. Ma poi accade ciò che sembrava impossibile e la sua grama esistenza recupera valori che credeva perduti per sempre incanalandosi in un binario ritenuto morto che lo condurrà inaspettatamente alla salvezza, anche grazie all’aiuto di un’affascinante restauratrice d’arte: Ginevra, conosciuta per caso durante una mostra di foto d’autore,  “sono attratto dallo scatto che immortala un polpo che tenta la fuga dallo scolapasta rosso, unico elemento colorato,  dove è stato sistemato in attesa di finire giù nell’acqua bollente“ ( pag. 65 ).

La foto costituisce l’ originale copertina del libro Le Geôlier, scelta che  Sandra Guddo  non ha compiuto a caso ma che, come siamo convinti, vuole testimoniare la sua aderenza all’idea di un paese unito, nonostante tutte le difficoltà testimoniate dal divario economico che, dopo oltre 150 anni dall’Unità d’Italia, non sembra ancora sanato ma in cui spera fortemente: per una vicenda che si svolge prevalentemente tra la città di Padova, Verona e Venezia, Ella ha scelto una foto scattata in un porticciolo siciliano, ma non basta!

Il racconto si sposta sapientemente in altre regioni d’Italia: nella variopinta città di Napoli dove viene fuori la vita di una città vivace, bellissima ma piena di contraddizioni e sofferenze nella quale vivono Gennaro, il maggiordomo tuttofare di Cesare, e la sua famiglia: “una famiglia un po’ chiassosa, ( … ) ma il personaggio più simpatico è il padre di Gennaro che, per esprimersi, usa un lessico più vicino alla lingua dei poeti che al gergo volgare; espressioni dialettali tipiche che hanno la stessa armonia di una melodia, lo stesso ritmo cadenzato delle onde del mare che  si infrangono dolcemente sugli scogli.“ ( pag.137)

Anche la  Sicilia viene abilmente narrata, attraverso le lapidarie parole di Ginevra, che sa sintetizzarne con graffianti parole la storia e rivendicarne i meriti, offuscati da una narrazione storica spesso non corrispondente al realmente accaduto e da “una massiccia mistificazione dei mezzi di informazione.“ ( pag. 151 )

Infine il romanzo si chiude proprio in Toscana, “in quelle colline dove da ragazzo avevo provato l’ebbrezza di andare a cavallo, sorge il casale antico dalla pietra porosa e asciutta dal colore rosato come fosse pelle viva su un corpo che respira“ (pag. 156 ) come a voler testimoniare ancora una volta che la terra di Dante è terra d’Italia che ci unisce se non altro per la lingua!

Ma la sua “geografia  sentimentale“ si spinge oltre le Alpi, scegliendo come titolo del romanzo, una delle più celebri poesie scritte dal francese Jaques Prèvert (Dove vai bel carceriere / con quella chiave macchiata di sangue) a testimoniare la sua fiducia anche in una Europa Unita, idea che, recentemente sembra essere stata messa in crisi dalla politica estera di alcuni paesi, più preoccupati dalla difesa dei propri confini che dalla salvaguardia di quei valori fondanti che stanno alla base del mondo occidentale.

Ovviamente, altri personaggi come Silvia, l’ex moglie di Cesare o il famigerato dottor Edoardo De Floris, affollano il romanzo e sono quasi tutti personaggi dalla personalità complessa con un vissuto che li pone sempre su quella linea sottile che divide il bene dal male e loro non si posizionano mai in modo chiaro e netto da una parte o dall’altra, ma sono personaggi in grigio con forti chiaroscuri tipici di una società dove, per tirare avanti nella giungla pietrificata, si ricorre spesso al compromesso, alla corruzione, all’ignavia.

Un giallo che assume le tonalità del rosa per poi trasformarsi in un vero arcobaleno di colori dove tutto è possibile, dove, come evidenzia Camillo d’Alia nella sua recensione critica “tempo oggettivo e tempo soggettivo si frantumano in un caleidoscopio di immagini e di reminiscenze a testimoniare la difficoltà di vivere dell’uomo contemporaneo che fatica a riconoscersi nei ruoli sociali e politici che la società globalizzata impone spesso in modo anonimo e subdolo”.

Una storia quella di Cesare Molinari che potrebbe capitare a chiunque, a qualsiasi latitudine e in ogni parte del mondo perché è una storia dove i veri protagonisti sono i sentimenti umani: l’amore, la passione – ossessione, la sete di soldi e di potere, l’ amicizia e la riconoscenza, l’odio e la vendetta, il pentimento ed il perdono, in cui ciascuno di noi potrà ritrovare una parte di se stesso e, riflettendo su quanto raccontato in “ Le Geôlier “,  potrebbe migliorarsi, se è vero che, come affermava Aristotele,  l’arte ha un valore liberatorio e catartico!

Ancora un plauso va rivolto a Sandra Guddo per la sua capacità di entrare nella testa di un uomo e descriverne azioni e reazioni, utili a spiegarci perché, sempre più spesso come ci racconta quasi giornalmente la cronaca nera, quando un uomo  viene respinto da una donna che percepisce come sua proprietà personale, l’aggredisce orrendamente come succede a Camilla per mano di Cesare “furtivamente l’avevo raggiunta ed ero alle sue spalle, non avevo nessun piano, stavo seguendo soltanto il mio istinto di maschio ferito che cerca di marcare il suo territorio e compie l’ultimo tentativo per catturare la sua preda. Le passai un braccio intorno alla vita  e con l’altra mano le tappai la bocca impedendole di girarsi e ( … ) di gridare mentre i piccoli cristalli colorati del suo magnifico abito rotolavano per terra e sembrava che cadessero macigni.“ ( pag.43 ).

Come scrive Marco Colonna nella sua recensione Sandra Guddo con occhio penetrante sa guardare dentro la nostra attuale società per coglierne vizi e virtù; vizi soprattutto di cui non è esente il protagonista del romanzo: Cesare Molinari che, come il protagonista della poesia omonima, non riesce a controllare le sue più profonde pulsioni sessuali ed emozionali ed annaspa nel tentativo di ricostruire il proprio mondo interiore i cui tasselli sono stati stravolti da fatti e persone che hanno incrinato irrimediabilmente le sue certezze esistenziali!”.

Infine, dopo avere letto il libro, si ha l’impressione di essere davanti ad un codice criptato dove ad emergere con caratteri in grassetto sia l’ éscalation di violenza e dei cattivi sentimenti che culminano con un efferato omicidio ma, tra le righe, è possibile rintracciare un messaggio salvifico, utile ai nuovi e disorientati pellegrini del terzo millennio.

 Antonio Licata

 

UNICULT, progetto di UNIPOP Università Popolare di Palermo; ideazione  Antonio Licata, editor Sandra Guddo.

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One comment

  1. Ho letto il romanzo “Le Geolier” di Sandra Guddo e l’ho apprezzato per la sua trama scorrevole e intrigante. Le recensioni che via via si sono succedute, tutte molto pregevoli e acute anche in virtù del prestigio dei loro autori, hanno approfondito con ulteriori riflessioni l’abilità della scrittrice nel definire la complessa figura del protagonista nell’affresco di un’epoca sempre più smarrita e sgretolata nei suoi valori di riferimento.
    Quest’ultima recensione di Antonio Licata mi sembra particolarmente esaustiva poichè scandaglia, in una lucida disamina, le suggestioni, la temperie culturale dell’epoca in cui le vicende si svolgono, l’analisi socioeconomica di un’ Italia tormentata da stridenti contraddizioni, nonchè i travagli e i fermenti dell’animo umano che si riscontrano nella lettura del romanzo.

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