I miei racconti psicofantasiosi
di Vera Basnia
A cura di SANDRA GUDDO
Il libro di Vera Basnia con la bella copertina, opera della pittrice Gabriella Lupinacci e con la convincente prefazione di Giovanna Fileccia, già dal suo titolo ” I miei racconti psicofantasiosi, ci offre immediatamente la chiave di lettura dei sei racconti psicofantasiosi ( neologismo ideato dalla sua autrice) che lo compongono.
E’ una rassegna, raccontata in chiave simbolica e fantasiosa di alcune tra le principali pulsioni che agitano l’animo umano in quel periodo difficilissimo di crescita che caratterizza il passaggio evolutivo dalla fanciullezza all’adolescenza verso la maturità vera e propria. Ciò che colpisce subito il lettore è l’uso del linguaggio colto ed appropriato che rivela la sua familiarità con la terminologia propria della psicologia. Ricordiamo infatti che il padre di Valentina Cucuzzella che in quest’opera si firma con lo pseudonimo di Vera Basnia, è uno psicoterapeuta e ciò spiega, almeno in parte, la sua frequentazione con le tematiche e le problematiche della psicologia di cui, comunque, nessuno può ritenersi totalmente estraneo essendo connaturate con la psiche umana.
Un libro modernissimo e per certi versi sorprendente come stile di narrazione e come contenuti che certo non sarebbe stato possibile scrivere un secolo fa. La nascita della psicologia come scienza infatti è databile nel 1900 per opera di Sigmund Feud che conferì, con i suoi studi, a questa disciplina il valore di scienza fornendole strumenti di indagine e di diagnosi strutturati, osservabile e verificabili come si conviene ad una scienza esatta, pur non essendo tale: ciò in quanto la psicologia si occupa della psiche umana e nulla è più difficile da indagare della personalità di un individuo.
Ma Vera Basnia riesce in tale arduo compito e lo fa con destrezza utilizzando la narrazione propria della fiaba. Le principali fobie e paure che tormentano l’animo umano diventano così i veri protagonisti di queste fiabe moderne che però mantengono, in un difficile equilibrio, un filo che le lega alla struttura delle fiabe tradizionali.
Come ci insegna Vladimir Propp nel suo celeberrimo libro ” la mitologia delle fiabe ” ( 1921 ) , la favola segue sempre uno schema narrativo ben preciso ed osserva quelle che Propp indica come le funzioni fondamentali della narrazione che sono ben 31, non tutte presenti contemporaneamente nella stessa fiaba. Dal racconto dei miti del mondo classico ellenico a quelle pagane dei romani, alle fiabe dell’età moderna si può rintracciare la medesima struttura che con il tempo si è arricchita fino a fare evolvere la fiaba in racconto e in romanzo.
Così i protagonisti devono lottare contro i loro antagonisti per la realizzazione dei loro desideri: Cenerentola, tanto per fare un esempio, è ostacolata dalla Matrigna Crudele che vuole impedirle di andare al gran ballo dove ella incontrerà il suo Principe Azzurro. E’ questo lo schema classico che Vera Basnia ripercorre con tutte le variabili che la sua feconda creatività le suggerisce.
Così accade che Rolly, il ragazzino protagonista del secondo racconto psicofantasioso deve lottare contro i suoi antagonisti che sono i ragazzi- Ferita cioè i brutti ricordi per raggiungere una vita più serena ed equilibrata. Erik deve vincere la paura di stare in mezzo alla gente e poter socializzare: deve vincere quel nemico che è dentro di lui, tirarlo fuori, riconoscerlo come parte di sé; una scomoda ed ingombrante parte di sé che gli rende la vita insopportabile. Ma il riconoscimento e l’accettazione sono l’unico modo per iniziare una convivenza possibile con quelle parti scomode che ognuno porta dentro di sé per ricercare un nuovo equilibrio.
Tale travaglio di ricerca, accettazione e convivenza non conflittuale se non proprio pacifica, è duramente ostacolato dalla civiltà della barbarie che cresce intorno a noi e nega sentimenti fondamentali come l’Amore.
L’Amore sembra essere sparito, rubato da una mano crudele, come è raccontato in ” Innamorati sotto vetro “, per cui i rapporti interpersonali sono sempre più anonimi e distaccati e dove sembra che non ci sia più spazio per i sogni ( Gino Stambecchi ) .
Ma non crediate che sia sempre semplice e lineare la lettura di questi racconti perché alla voce dei personaggi, reali o simbolici che siano, si sovrappone la voce di Basnia che interloquisce con i suoi personaggi e a volte sembra sostituirsi a loro. Talora sembra che l’Autrice abbia iniziato un complicato gioco d’azzardo dove fino all’ultimo non sai mai chi avrà la meglio , dove si rischia di ” sfracellarsi prima ” , prima di avere concretizzato i propri sogni .Come conclude Vera, nel suo ultimo racconto ” Un teatro inconsapevole ” , pur non rinunciando ai nostri sogni, non bisogna pretendere troppo da noi stessi, ma occorre procedere a piccoli passi : ” per oggi abbiamo fatto abbastanza” conclude la nostra Autrice ed io ritengo invece che con questo libro Vera Basnia alias Valentina Cucuzzella, abbia fatto molto !
Sandra V. Guddo
14 dicembre 2017