Diario sconosciuto di Angelica Camassa = rec. Francesca Luzzio

ANGELICA  CAMASSA

DIARIO SCONOSCIUTO

 

SPAZIO CULTURA  EDIZIONI

 

 

Pagine di vita in versi,  diario poetico,  parole che si animano e aleggiano leggere davanti agli occhi e poi scendono  a volte pudiche e timide,  a volte impetuose nel cuore del  lettore che rivive grazie alla loro pregnanza semantica e capacità evocativa,  sentimenti ed emozioni, pensieri della poetessa.

Nulla di eccezionale  nella vita di Angelica: nel succedersi di un tempo rigorosamente definito, i figli, i genitori, i nonni, i viaggi, i luoghi abituali della sua esistenza, quali Trapani, Palermo o Trabia sono le fonti  della sua ispirazione. Anche la normalità può quindi  generare poesia quando la musa ci alita con il suo fiato.

Le stagioni si succedono, il tempo passa tutto cambia e i figli crescono e non è più necessario lanciare loro “ponti \ di salvataggio \ e preparare \ piccole cure” adesso  è opportuno ”restare al buio \ …\ e qualche volta \ pregare” ( Figli grandi, pag.11).  Così il tempo presente è vissuto permeato di passato, insomma diventa bergsoniana durata e, in quanto tale, si fascia di malinconia nei momenti in cui anche la madre, il padre, i nonni  ritornano alla memoria nella consapevolezza di un oggi che pur condizionato dal già vissuto, non “cercherà risposta” ad un “antico pianto” e  “vive il nuovo amore \ come nuova nascita. (A papà e mamma,pag.34).

Bellissime le poesie dedicate ai luoghi siano essi quelli della sua Sicilia, siano essi quelli dei luoghi visitati:  i monumenti,  le strade, gli esseri umani che li animano entrano in osmosi con la natura, ne diventano parti integranti e vivono della stessa vita, ma parlano  con le emozioni e gli stati d’animo che essi suscitano in Angelica  che considera la poesia come “l’alone profondo \ che circonda le cose \ le avvolge \ ci avvolge “ e chi, come lei, sa  vivere ”in compagnia degli alberi \ delle notti e dei giorni”  (Poesia,pag.60)   sa dargli  voce in pagine di diario, dove pudica  cela malinconie e rimpianti, tenerezze e dolori, gioie e solitudini che nel palcoscenico spazio – temporale ha vissuto  e vivrà finché la “protegge il monte \ faro \ di pellegrini  antichi.\ …\ e finché la luce rimane \ ad aspettarla(mi) “  (Densità mediterranea, pag.75).

Angelica Camassa rivela nella sua poesia , pur trattandosi in genere di versi liberi, una notevole abilità metrica che si rivela talvolta nell’uso costante nella strofe della stessa lunghezza di verso, come ad esempio i settenari dell’ultima strofe di “Primavera nel sud” e di consonanze :…bambine \ ….aspettano \…\ …umiliazione \…fine,  o pseudo -assonanze : …irresolubili \…nemici, considerato che l’ aggettivo irresolubili è sdrucciolo, o rime: aspettano \….aspettano;   …bambine \….\ ….fine \…fine  (Idem) .

Francesca Luzzio

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